07 Lug Bert Hellinger
Di Bert Hellinger è già stato detto così tanto e da così tanto tempo.
È stato consacrato da così tante persone, a tutti i livelli, compreso quello ufficiale dei suoi anni da prete, ed allo stesso tempo è stato dissacrato da quante altre persone, in quanti altri contesti.
Perché è stato un rivoluzionario e come tutti i rivoluzionari, sono amati e odiati allo stesso tempo, anelati e temuti, sicuramente scomodi, sempre.
Un rivoluzionario è colui che osa e segue il suo sentire, in questo caso il suo movimento interiore e, nonostante tutto e tutti, si permette di fare emergere ciò che c’è, che agli altri piaccia o meno, che sia ritenuto dai più giusto o sbagliato, che quello che emerge possa essere osannato o condannato. E nella piena consapevolezza che ci saranno sempre anche potenti giudizi e prezzi da pagare.
E Bert Hellinger si è sempre esposto a tutto questo perché ciò che era venuto a fare, a rendere possibile anche per tutti noi, è stato per lui sempre e comunque più importante di tutto quanto il resto.
Questo articolo nasce da queste riflessioni e non ha certo la pretesa di aggiungere o togliere nulla a quanto già non sia stato detto o scritto su di lui, se non il sentire di condividere nelle poche righe che un contesto come questo rende possibili alcune informazioni e considerazioni anche su quello che forse potremmo considerare il suo aspetto più profondamente umano.
Bert Hellinger in gioventù
Nato, nel 1925, e cresciuto in Germania in un contesto familiare fortemente cattolico, fin dalla tenera età di cinque anni prese la decisione di diventare un giorno prete.
Certamente in gioventù non lo avrebbe mai immaginato ma gli ci vollero ancora molti altri anni e, soprattutto, molte esperienze di vita indelebili prima di riuscire a realizzare questo suo sogno, ma alla fine ci riuscì.
Sempre all’età di cinque anni venne lasciato a vivere dai nonni mentre la sua famiglia si trasferiva a vivere altrove. Li raggiunse solo due anni dopo, quando cominciò la scuola. A undici anni andò a studiare in seminario.
Aveva solo 18 anni quando dovette andare a combattere e a vivere l’esperienza della guerra in prima linea. Bert Hellinger si ritrovò così a rischiare in ogni momento la propria giovane vita e sul campo di battaglia perse la metà dei suoi compagni e amici. Anche un fratello, suo fratello maggiore Robert, disperso in guerra; fu solo anni dopo che ebbe modo di sapere come morì.
Venne fatto prigioniero e attraversò l’esperienza della prigionia in un campo di lavoro in Belgio. E dopo un anno, durante il quale vide molti provare, fallire e perire, egli riuscì nell’intento ed evase dal campo di prigionia per tornare al suo paese di origine nascosto dentro un treno merci.
Qui riprese quella che è difficile definire una normalità della vita dopo le esperienze importanti vissute da lui e da tutta la sua famiglia. Forse anche per questo in pochi mesi scelse di partire nuovamente, questa volta per andare a completare gli studi.
E Bert Hellinger divenne prete.
E partì come missionario in Africa, in Sudafrica, terra dove trascorse ben 25 anni della sua vita, dove si trovava molto bene e dove per molto tempo pensò che l’avrebbe trascorsa per intero.
Ma la vita aveva nuovi disegni in serbo per lui: come spesso accade, una nuova direzione giunge quando meno la si aspetta e con qualcosa di esteriore che accade e conduce al cambiamento.
Ed il vento del cambiamento giunse anche per lui.
Molte vite in una vita
Durante gli anni in Sudafrica Bert Hellinger ebbe la possibilità di cominciare ad uscire dai rigidi schemi che il ruolo rivestito gli imponeva per cominciare ad aprirsi e a conoscere contesti e possibilità al di fuori dell’ambito della chiesa cattolica.
E cominciò a cogliere un principio che poi lo accompagnò per il resto della sua vita:
le persone vengono prima dei propri ideali
E questo lo aprì alle esperienze della dinamica di gruppo, agli insegnamenti che colse nello stare a contatto con le tribù degli Zulu e con rappresentanti di religioni diverse dalla sua.
Quando cominciò ad introdurre questo suo nuovo modo di pensare e di essere nel contesto del suo lavoro, allora era responsabile di una scuola cattolica, venne fortemente ostacolato e così prese la decisione di lasciare l’Africa per fare ritorno in Germania.
Qui, tra Germania ed Austria, continuò a mantenere incarichi nell’ambito della chiesa cattolica ma allo stesso tempo cominciò ad aprirsi sempre più al nuovo: come facilitatore delle dinamiche di gruppo, dedicandosi a studi di psicanalisi e a tutto un mondo di ricerca nel campo della relazione di aiuto che in quegli anni si stava diffondendo sempre di più.
Fino a che sentì che alle molte vite che aveva già vissuto, soldato, prigioniero, prete missionario, era giunto il tempo di aggiungerne una nuova e completamente rivoluzionaria.
E questa nuova vita chiese a Bert Hellinger di lasciare i voti, perché solo così, libero da qualsiasi schema e da qualsiasi dottrina, sentiva di poter portare avanti ciò che gli si stava schiudendo nel lavoro con le persone.
Si, quante vite in una vita!
Quanti schemi da rompere in prima persona, che prezzi da pagare per poter giungere a quel livello di esperienza e di libertà interiore cui fino ad oltre 90 anni di età ha poi accompagnato così tante persone, me compresa.
E ciò che gli venne chiesto dalla vita per poter diventare colui che diventò non si fermò con l’osare lasciare i voti dopo 25 anni di sacerdozio. Andò molto oltre.
Lo portò ad un primo matrimonio, con Herta, una donna che era stata una suora e che a sua volta lasciò i voti.
E poi all’incontro con Sophie, una sua allieva che diventò la sua seconda moglie e con la quale fondò la Hellingerschule, la scuola internazionale dove insieme e con il contributo di altri insegnanti portarono la conoscenza e la diffusione delle costellazioni familiari in tutto il mondo.
E nella quale insegnò per il resto della sua vita, fino a pochi mesi prima di morire, nel settembre 2019, all’età di 94 anni.
Perché Bert Hellinger ha fatto la differenza
Molteplici sono le ragioni per le quali Bert Hellinger ha davvero fatto la differenza.
Una prima ragione
Riguarda il modo in cui ha seguito la vita ovunque questa lo abbia condotto, con il coraggio di dire si a tutte le sfide ed a cambiamenti che solo ad immaginarli lasciano stupefatti.
Sarà stato facile?
No di certo!
I prezzi che ha pagato per questo sono stati spesso molto alti ma lui ha continuato ad andare avanti nel suo sentire, sempre e comunque, ed in questo possiamo solo ringraziarlo.
Perché in questo modo è stato di insegnamento ed esempio per noi nell’avere e continuare a mantenere il coraggio di osare e di seguire noi stessi la nostra vita dove vuole portarci.
Anche quando è scomodo, anche quando fa male, anche quando non ne comprendiamo le ragioni, se non magari molto tempo dopo.
Ci è di esempio nel non mollare mai, nel continuare a seguire il nostro sentire sempre e comunque. Perché questo sentire, anche se giudicato e non compreso dagli altri, è quel sentire che ci potrà condurre a realizzare pienamente la nostra vita, senza rimorsi e senza rimpianti. È quel sentire che ci permetterà di compiere ciò che siamo venuti a fare.
Una seconda ragione per cui Bert Hellinger ha fatto la differenza
Riguarda le costellazioni familiari, che è venuto a conoscere nella loro forma più embrionale agli inizi degli anni ‘80 e che nel corso di decine di anni, ha rivelato in un modo e in un mondo completamente nuovo e impensabile alla loro origine.
Le righe di un articolo non possono rendere giustizia a ciò che nel campo e sul campo delle costellazioni questo uomo è stato in grado di percepire, comprendere, sviluppare e rivelare.
Vi è lo spazio solo per alcuni cenni, per queste colonne portanti che da Bert Hellinger in poi hanno cambiato il modo di vedere e poter vivere le relazioni:
- le leggi e gli ordini interiori, quelli il cui rispetto è indispensabile alla riuscita delle relazioni, in campo familiare, professionale e sociale in generale
- la possibilità di fare propri questi giusti ordini interiori grazie alle costellazioni ed a una nuova consapevolezza che si è resa accessibile per tutti coloro che lo desiderano
- il contributo rivoluzionario che ha portato nella possibilità di poter venire a conoscere e a vivere sempre più consapevolmente i diversi livelli di coscienza
- l’evoluzione cui ha condotto le diverse tipologie di costellazioni:
- da quelle familiari, che da costellazioni familiari tradizionali o classiche ora possono essere definite le nuove costellazioni familiari
- a quelle sistemiche, professionali, aziendali ed organizzative
- a quelle multidimensionali e spirituali
Evoluzione che lo ha portato a scollegare le costellazioni familiari dal mondo della psicologia e della terapia, dove nella loro forma embrionaria avevano avuto inizio.
Anche questo un passaggio rivoluzionario che ha pagato a caro prezzo.
Con l’esclusione da circoli e contesti importanti e riconosciuti in campo psicanalitico.
Con la diffamazione da parte di chi ancora non era in grado di vedere ciò che questo uomo visionario aveva già raggiunto.
Ovvero che le costellazioni nella loro essenza più pura ed evoluta sono qualcosa di molto più grande di qualsiasi terapia o psicoterapia, sono un movimento animico e spirituale e come tale doveva essere reso accessibile a tutti e non solo a coloro che si rivolgevano ad uno psicoterapeuta.
E, insieme alla moglie Sophie, lo ha fatto anche rendendo possibile la formazione triennale per diventare costellatori a tutti coloro che si sentivano chiamati a questo.
Almeno ancora un’ultima ragione
E, per concludere, aggiungo un’ultima ragione dell’essere stato un uomo che ha fatto la differenza.
Ero presente l’ultima volta in cui Bert Hellinger ha insegnato. Era in Germania. E ricordo come fosse oggi quanto ancora di prezioso ha saputo aggiungere e ho potuto prendere con me, come persona e come costellatrice: dalle sue parole rivelatrici, dai lavori di costellazione che ha condotto, dalla sua presenza attenta e vigile.
Aveva 93 anni.
Avrebbe potuto essere in pensione da chissà quanto tempo e invece era ancora pienamente presente al servizio della vita.
Ad insegnare sul campo che non si è mai troppo vecchi e che non mai troppo tardi per cominciare ad ascoltare la vita. E a seguirla e viverla davvero, così, in semplicità, un passo alla volta e alla volta di ciò che possiamo decidere di farne. Per noi stessi e, chissà, magari anche per molti altri.
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